Una antica festa circondata da molte leggende, quella di Sant’Antonio Abate che si svolge ad Atri nei giorni 16 e 17 gennaio. Come in altri piccoli centri abruzzesi la sera del 16 gruppi di giovani girano per le case e le masserie di campagna cantando “Lu Sand’Andùne”, un canto recitato, una rappresentazione in cui compare il diavolo, nell’intento vano di tentare il Santo.

Sant’Antonio Abate è il protettore del fuoco e degli animali, è l’eremita egiziano che visse dapprima in una plaga deserta della Tebaide in Egitto e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni e morì ultracentenario nel 356. Per la cultura contadina la sua festa apre il ciclo dell’anno ed è ancora un giorno fondamentale del calendario, che indica oltre ai giorni dell’anno anche le opere da compiere e i lavori da eseguire nelle campagne.

Nelle stalle dei contadini non manca mai un’immagine del Santo. Nei giorni che precedono la festa il parroco procede alla benedizione degli animali e delle stalle. Dopo la rappresentazione si è soliti mangiare salsicce, salsicciotti, formaggio, prosciutto e bere del buon vino.